Federico di  Giorgi

Federico di Giorgi

Il talento di Mattia Cremonese sbarca a New York.

Pubblicato in Blog & News

Credere fino in fondo al proprio talento! E' ciò che ha fatto Mattia Cremonese, giovane diciottenne di Pedavena con un'innata passione per il teatro, il canto e la danza, ma soprattutto per il musical, un genere di rappresentazione nato negli Stati Uniti tra l'Ottocento e il Novecento, che incorpora e abbraccia tutte queste discipline.

Un ragazzo perspicace che, dopo aver terminato l'ultimo anno di scuola superiore, è pronto a spiccare il volo per realizzare il proprio sogno: pochi giorni fa ha saputo di essere stato selezionato per una borsa biennale alla prestigiosa American Musical And Dramatic Academy (AMDA), un conservatorio universitario privato per le arti dello spettacolo situato a New York City e Los Angeles.

La formazione artistica di Mattia è cominciata proprio con il poliedrico attore, drammaturgo, regista e formatore Roberto Faoro, anima e motore dell'Associazione Culturale Teatro del Cuore, dove ha potuto portare in scena ben quattro spettacoli.

Nel frattempo Mattia Cremonese ha iniziato anche ad avvicinarsi al mondo del canto frequentando la Scuola di Musica Francesco Sandi e, al contempo, anche alla danza grazie all'incontro con Anna Argenti di Zero Gravity Pilates And Dance di Feltre.

Ma in tutto questo il musical è diventato presto il suo vero obiettivo, dato che nel nostro Paese questo genere non è ancora particolarmente conosciuto e apprezzato. Una volta scoperto, è stato amore a prima vista: Mattia ha iniziato ad appassionarsi guardando soprattutto spettacoli stranieri, con un occhio di riguardo per quelli di Broadway, arrivando presto alla conclusione di mettersi in gioco tentando la sfida di entrare in un'accademia estera, cercando le biografie degli attori che più lo appassionavano per scoprire dove avessero studiato.

Da questa ricerca, la scelta dell'accademia newyorkese. L'AMDA nel suo sito web ha un'intera sezione dedicata agli studenti internazionali. Questo particolare ha colpito subito l'attenzione di Mattia, che ha potuto constatare con i suoi occhi di possedere tutti i requisiti per entrare in questa scuola.

Preso dall'entusiasmo, l'audace giovane decide di iscriversi iniziando a seguire qualche Open House online, informandosi sui corsi e audizioni. Per essere ammessi era richiesto di preparare una canzone tratta proprio da un musical e un monologo teatrale, ovviamente tutto in lingua inglese.

Oltre a tutto questo, un'intervista personale e la scrittura di un'autobiografia composta da un massimo di 500 - 700 parole. Lo scorso 15 gennaio è stato il grande giorno dell'audizione di Mattia via Zoom. Dopo essersi esibito e aver risposto ad una serie di domande, ha ricevuto via email la tanto attesa conferma di essere stato selezionato come studente alla prestigiosa Accademia, ricevendo il plico con il certificato di accettazione.

Le lezioni inizieranno il 18 ottobre: Mattia per il momento frequenterà i primi due anni, conseguendo il certificato professionale di conservatorio. Successivamente il suo percorso accademico potrà proseguire ottenendo la laurea in arti performative.

Roberto Faoro e il forte legame con Mattia Cremonese.

La storia di Mattia è un bellissimo messaggio per i più giovani. Parola di Roberto Faoro, suo primo maestro. In un momento di forte smarrimento e depressione generale, Mattia è la testimonianza che "si può fare". Ha avuto forte determinazione e coraggio nel provare ad inseguire un suo sogno, senza mai scoraggiarsi di fronte a problemi e difficoltà. Poi se l'hanno preso, vuol dire che il talento lo ha davvero.

Mattia Cremonese non è figlio solo della nostra Associazione Culturale, ma di se stesso e delle tante esperienze che ha intrapreso negli anni. Da subito ho riconosciuto in lui una presenza corporea, mentale ed emotiva che mi hanno profondamente colpito. In lui ho visto affidabilità, serietà, passione, dedizione e una certa elasticità, che gli permetteva di trasformare le mie richieste in azioni ed emozioni, anche con una certa qualità e precisione, facendomi pensare che fosse davvero un ragazzo di talento. Così è stato, a quanto pare.

Riuscire a coltivare i propri sogni è la strada maestra che porta alla felicità e a sentirsi sempre orgogliosi di se stessi. Tutti quelli che nella loro vita sono riusciti a combinare qualcosa di importante, sono persone che non hanno solo sognato ma che ci hanno creduto fino in fondo, perchè nulla oggi è irraggiungibile. Basta solo essere pronti a spiccare il volo al momento più opportuno.

Leggi tutto...

La storia di Vallesella, il paese che non esiste più.

Pubblicato in Blog & News

La storia di Vallesella e dei suoi abitanti è una vicenda realmente accaduta e poco nota all'opinione pubblica anche se è una delle storie più clamorose che hanno caratterizzato il secolo scorso nella Provincia di Belluno, assieme alla vergognosa tragedia del Vajont e ai Delitti di Alleghe

Tutto ebbe inizio nel 1949 con l'avvio dei lavori di costruzione della diga di Sottocastello nel Comune di Pieve di Cadore. Una grande opera di sbarramento realizzata su progetto dell'allora Società Adriatica di Elettricità (S.A.D.E.) la cui politica nella grave situazione dell'imminente dopoguerra, prevedeva anche il ricorso all'utilizzo delle risorse idriche dell'alto bacino del Piave, per la produzione dell'energia elettrica. 

Nonostante l'acclamato pericolo di cedimenti sotterranei dovuti alla particolare conformazione del sottosuolo di Vallesella, appena un anno dopo un grande e profondo lago artificiale copriva con 64 milioni di metri cubi d'acqua, la Vallata del Centro Cadore. 

E' proprio in questo periodo che incominciano a verificarsi i primi malumori e problemi per gli abitanti di Vallesella, frazione del Comune di Domegge di Cadore collocata sulla destra orografica del Piave, incorniciata da estesi e ondulati pendii che iniziavano a contraddistinguersi per attività e intraprendenza. Con le imminenti operazioni di riempimento della riserva d'acqua, oltre una decina di abitazioni si lesionarono e, alcune di queste, vennero dichiarate inagibili, mentre nella piazza di Villagrande apparvero delle profonde spaccature al suolo. 

Non appena appurato e constatato dal Genio Civile di Belluno lo stato di pericolosità in cui versavano i luoghi e le principali strutture abitative e commerciali, si costituirà nel mese di giugno dello stesso anno il Comitato Danneggiati, che presentò spontaneamente alla S.A.D.E. una richiesta di risarcimento economico del valore di 100 milioni di vecchie lire, per coprire la spesa degli interventi di messa in sicurezza più urgenti. La società corse subito ai ripari, sostenendo che si trattava per lo più di smottamenti provocati da erosioni o fenomeni naturali da addebitare direttamente allo Stato, tramite il ricorso all'erogazione di fondi speciali già esistenti per casi analoghi. 

Con il passare degli anni la situazione non migliorò; i danni, le preoccupazioni e i guasti si aggravarono notevolmente, ma nonostante tutto la Società Adriatica di Elettricità continuò imperterrita a respingere a spada tratta le sue reali responsabilità, offrendo alla comunità di Vallesella un indennizzo di 50 milioni che, per ovvie ragioni, non fu accolto dagli abitanti lesionati.

E così si arrivò al 1960 con una situazione ancora perennemente irrisolta sia per quanto riguardava la stabilità degli edifici, che per l'assegnazione di ogni colpa da parte della S.A.D.E. Nonostante il perdurare dei problemi e del clima d'incertezza, gli abitanti non si vollero dare per vinti e, nel corso dei primi anni'60, si assistette al dilatarsi delle attività economiche e manifatturiere locali, a Vallesella e nelle zone circostanti. 

Il piccolo paese che allora contava circa 800 residenti, nonostante le continue vicissitudini legate ai dissesti idrogeologici causati dall'invaso, non si arrese e presto le aziende iniziarono a proliferare dando sostegno e lavoro a molti operari, arrivando a raggiungere l'ambito traguardo di essere il paese più industrializzato del Cadore, se rapportato al numero di abitanti. Ma si attendeva ancora dal Governo un intervento risolutivo riguardo il problema delle abitazioni. 

Con un decreto del 14 marzo 1963 si trasferirono all'Ente Nazionale per l'Energia Elettrica (ENEL) la proprietà dei beni immobili e la competenza in possesso prima alla S.A.D.E.  Da questo momento la gente iniziò a sperare che la situazione potesse migliorare, ma il sogno durò poco.

Nella notte del 09 ottobre 1963 avvenne il disastro del Vajont, una terribile tragedia che a Longarone causò la morte di quasi duemila persone, a causa dello scivolamento del monte Toc nel bacino artificiale. 

Subito nei volti delle persone si ripresentò la paura; ormai gli abitanti di Vallesella erano sempre più avviliti e stufi delle promesse verbali non mantenute dai politici locali e nazionali, ma allo stesso tempo fermamente convinti che quanto avvenuto nel vicino Comune di Longarone, poteva accadere anche nel loro paese, costituito da un labirinto di caverne le cui pareti potevano cedere da un momento all'altro.

Un primo spiraglio di luce avvenne nel 1965 quando la Commissione Arbitrale nominata dal Ministero, sembrava aver risolto il contezioso con l'Ente Elettrico di Stato, operando al contempo per definire il piano destinato al recupero delle abitazioni. Finalmente l'era della ricostruzione sembrava arrivata, anche se accolta dallo scontento generale per gli accordi con la società di Stato, che si dichiarò colpevole per la quota del 75% del danno arrecato e, di conseguenza, la relativa liquidazione risultava pari ai tre quarti del valore della proprietà lesionata.

Un anno dopo la disastrosa alluvione del 1966 causò ingenti danni alla vallata cadorina, i paesi del Comelico furono colpiti duramente dalla furia delle acque del Piave e degli affluenti minori, le comunicazioni viarie furono interrotte. Vallesella venne nuovamente invasa dall'ennesima valanga di fango e detriti, con il rischio di tracimazione oltre la quota rappresentata dal coronamento della diga. 

Nonostante le ennesime difficoltà, si riprese una nuova trattativa con l'Ente Elettrico Nazionale, ma dopo sedici anni i nuovi edifici costruiti erano appena ventinove. Restavano ancora da analizzare i casi più difficili, ovvero quelli legati alle residenze di piccoli proprietari terrieri o di persone anziane a basso reddito, alle quali il controvalore del 75% e la conseguente svalutazione dell'immobile, non consentiva di poter realizzare praticamente nulla.

Nello sconforto più generale, l'inevitabile conseguenza del protrarsi di questi continui ritardi ed incertezze generali nella ristrutturazione degli edifici urbani, comportò lo spopolamento del piccolo borgo, con la definitiva scomparsa del paese distruggendo, di fatto, l'agglomerato sociale originario generando una condizione di paese fantasma. 

Solamente nel 1999 si è arrivati alla conclusione di questa lunga odissea, grazie alla predisposizione di un progetto di ricomposizione ambientale portato avanti dall'Amministrazione Comunale di Domegge di Cadore, guidata dall'allora Sindaco Falminio Da Deppo in collaborazione con l'ENEL, che ha portato alla trasformazione del vecchio paese in un'area verde adibita a parco, con l'annessa vicinanza degli impianti sportivi. 

In tempi recenti questa triste e dolorosa vicenda della scomparsa di Vallesella, è stata riportata alla ribalta dal prezioso e costante lavoro dell'eclettico attore, drammaturgo, regista e formatore feltrino Roberto Faoro con l'opera "Animo! La storia di Vallesella il paese che sparì", una trasposizione teatrale scritta in collaborazione con Claudia De Mario componente dell'Associazione Culturale La Fontana Conta e abitante di Vallesella, basata sulla raccolta di testimonianze dirette, ricerche d'archivio, articoli di giornale e quanto potesse essere d'aiuto per ridare la giusta consistenza a un tragico fatto finito nell'oscurità, lasciato indietro. 

Lo spettacolo ha visto negli anni un susseguirsi di repliche in Provincia di Belluno, tra cui una anche all'aperto proprio dove un tempo sorgevano le case di Vallesella, alla presenza di oltre 600 spettatori commossi e degli operatori di Telebelluno, che hanno trasmesso il filmato in varie occasioni. 

Questa rappresentazione teatrale è stata altresì il volano per la stesura del docu - libro "Il Paese che non c'è più. La storia di Vallesella fra gli anni'50 e '90. Ricordi e testimonianze di vita", scritto da Roberto Faoro e da Claudia De Mario, con il supporto dell'Editor Vania Russo e del giornalista del Gazzettino e scrittore Giannandrea Mencini, al solo scopo di far riflettere i lettori sull'importanza che riveste oggi il profondo senso di appartenenza ad un territorio, caratterizzato da un forte tessuto sociale che nel sistema di relazioni incide e contribuisce a fare la differenza nella formazione di ogni singolo individuo e, quindi, alla relativa crescita della società.

Un importante lavoro che ha coinvolto anche i ragazzi della seconda e terza media dell'Istituto Comprensivo di Domegge di Cadore, con l'obiettivo di lasciare una testimonianza di quanto realmente accaduto, rendendo giustizia alle voci dei protagonisti di allora senza demonizzare nessuno, ma allo stesso tempo cercando di non sottrarsi a domande alle volte anche scomode, che attendono una risposta anche se non sono di certo le uniche in Italia. 

 

Leggi tutto...

Roberto Faoro: un poliedrico attore alla costante ricerca di nuove ispirazioni.

Pubblicato in Blog & News

Eclettico, creativo, estroso. Sono i tre aggettivi che definiscono ma non esauriscono la personalità dirompente di Roberto Faoro poliedrico attore, drammaturgo, regista e formatore conosciuto e apprezzato nel territorio delle Dolomiti Bellunesi, ma anche a livello nazionale. 

Un artista che nonostante il protrarsi della pandemia, non si è perso d'animo nel cercare di sfruttare questa "pausa piena", per dare vita a nuovi progetti e a riprenderne in mano altri, dedicandosi al contempo anche alla scrittura e lettura. Non potendo in questo momento portare in scena i suoi numerosi spettacoli come "Ho giocato a carte con l'assassino. Sergio Saviane e i delitti di Alleghe", "Annegati di Terra. La storia dei Fratelli Bisaglia", "Sogno di una Felice Europa", Faoro ha deciso di concentrare le sue energie sul fronte editoriale.

Recentemente, ha collaborato con Claudia De Mario alla stesura del docu - libro "Il paese che non c'è più. La storia di Vallesella", riportando alla luce una delle grandi storie bellunesi ancora poco conosciuta dalla gente, incentrata sulla devastazione di una piccola frazione del Comune di Domegge di Cadore, avvenuta nel 1950 a seguito della costruzione di una grande diga sul fiume Piave, per realizzare un serbatoio d'acqua da utilizzare per lo sviluppo dell'energia elettrica. Una decisione che presto si rivelò errata. Il lago sommerse case e ponti provocando fessurazioni e crolli, costringendo così gli abitanti ad abbandonare definitivamente le proprie abitazioni, provocando inevitabili danni all'economia locale dalla quale la maggior parte delle persone traeva beneficio. La pubblicazione contiene anche "Animo!", drammaturgia che l'attore feltrino ha ideato sempre al fianco della De Mario, tratta da questa pagina oscura della storia della Provincia di Belluno, paragonabile per certi versi alla nota tragedia del Vajont.

Proprio la presentazione del primo volume avvenuta lo scorso 17 ottobre, ha costituito l'evento di apertura della seconda edizione di "Tu chiamale se vuoi Emozioni" rassegna di teatro, musica e cultura presso la Sala Teatro San Giorgio di Domegge di Cadore, realizzata dal Comune in collaborazione con le Associazioni Culturali Teatro del Cuore e la Fontana Conta, programmazione che ha dovuto interrompersi il 24 ottobre. 

Lo stop all'attività di recitazione, ha permesso a Roberto Faoro di dedicarsi ad un'altra sua passione: la scrittura. Un primo testo ha riguardato proprio il ripercorrere le tappe più significative della sua vita abbastanza avventurosa, racchiuse in un'avvincente autobiografia, dove alcuni episodi particolarmente divertenti potrebbero dare l'ulteriore spunto per la messa in scena di uno spettacolo comico. 

Altro progetto editoriale di rilievo è quello nato dalla volontà di dare voce ai pensieri, alle riflessioni, paure ed emozioni vissute dai giovani ragazzi frequentanti i corsi di teatro estivi, vissute durante il periodo del primo lockdown. Racconti personali incentrati sull'improvviso e repentino cambio di vita della generazione dei Millennials, privati improvvisamente di ogni libertà a causa della comparsa di un virus invisibile, ma al tempo stesso molto potente. Pensieri che sono diventati materia per il saggio "Zoom: Racconto, Condivido, Rappresento" e la nascita di un libro di ben 96 pagine in procinto di stampa, dove sono riportate anche le immagini delle maschere raffiguranti il volto immaginario del virus realizzate durante il laboratorio teatrale. Un'importante occasione liberatoria dopo il periodo di quarantena in casa. 

Durante il periodo della pandemia in casa, Faoro non ha perso l'occasione per concentrarsi sulla lettura di diverse autobiografie tra cui quella del regista, sceneggiatore, attore, comico e scrittore Woody Allen, oltre all'approfondimento di altre opere letterarie come The Body di Stephen King, di cui pare abbia ricavato un copione teatrale per ragazzi.

Ma nella testa di Roberto Faoro ci sono ancora molti altri progetti e idee che gli frullano per la testa, pensate appositamente per continuare a promuovere la cultura teatrale in Provincia di Belluno, nella speranza di poterle sviluppare non appena le persone potranno ritornare a frequentare i teatri, in completa sicurezza. 

Leggi tutto...

La comicità e il teatro d'inchiesta di Roberto Faoro in scena alla Rassegna Tu chiamale se vuoi Emozioni.

Pubblicato in Blog & News

"Il teatro è una grande palestra delle emozioni: è il luogo dove le persone si incontrano, e vivono assieme agli attori le vicende rappresentate, arricchendosi di pensiero e nell'anima". E' con questo incipit che prende il via dal mese di ottobre la seconda edizione della Rassegna Tu chiamale se vuoi Emozioni promossa dall'Associazione Culturale La Fontana Conta e dall'Associazione Culturale Teatro del Cuore, in collaborazione con il Comune di Domegge di Cadore, con la direzione artistica di Roberto Faoro, Anna Lisa Muscas e della Compagnia La Fontana Conta. 

Lo stesso Faoro sarà presente a tre appuntamenti di questa Rassegna, nata come occasione di promozione e condivisione della cultura teatrale, musicale e della scrittura e del cinema in Provincia di Belluno, ma soprattutto nel territorio cadorino attraverso il coinvolgimento di scrittori, attori professionisti e artisti locali, che si svolgerà da ottobre a gennaio 2021 nella Sala Teatro San Giorgio di Domegge di Cadore. 

GLI APPUNTAMENTI DELLA RASSEGNA CON IL POLIEDRICO ATTORE E REGISTA ROBERTO FAORO.

Sabato 17 ottobre - ore 20:45
Presentazione del Docu - Libro "il paese che non c'è più". La storia di Vallesella.

Interventi di alcuni testimoni della vicenda e del giornalista e scrittore Giannandrea Mencini.
Intermezzi musicali di Andrea Da Corta. Moderatore: Roberto Faoro.

Lì dove un tempo sorgeva Vallesella, popolosa frazione del Comune di Domegge di Cadore, oggi restano solo poche case. Gli abitanti hanno dovuto andarsene. Al posto del paese sono sorti moderni impianti sportivi e aree verdi. Con i residenti è sparita anche un'intera storia che merita di essere raccontata. 

All'origine di questa vicenda, che inizia nel 1950 e si conclude solo alla fine degli anni Novanta, c'è la costruzione di una grande diga sul Fiume Piave per realizzare un serbatoio d'acqua da utilizzare per la produzione dell'energia elettrica. Questo lago artificiale presto sommerse case e ponti provocando fessurazioni e crolli, costringendo gli abitanti ad abbandonare le proprie dimore provocando ingenti danni all'economia locale dalla quale la maggior parte della gente traeva da vivere. 

Una delle grandi storie bellunesi, come il Vajont e i delitti di Alleghe, ancora storicamente poco conosciuta dalla gente, a cui Roberto Faoro cercherà di dare il giusto risalto moderando la presentazione del Docu - Libro "Il paese che non c'è più", la storia di Vallesella, che vedrà il susseguirsi di alcuni interventi di testimoni della vicenda, oltre alla presenza del giornalista e scrittore Giannandrea Mencini, nel 2013 premiato a Sorrento con una menzione speciale nell'ambito della terza edizione del Premio Nazionale di ecologia Verde Ambiente. 

Sabato 31 ottobre - ore 20:45
Sogno di una Felice Europa. Spettacolo già in tournèe europea dal 2019.

di e con Roberto Faoro. Musiche dal vivo di Piero Bolzan. Luci e audio: Valerio Scremin. 

In questo spettacolo si ride di noi stessi, dei nostri clichè, di come ci percepiscono gli altri e di come noi li vediamo. Ma si ride anche di un certo nazionalismo ed europeismo da esasperati. Insomma ce n'è per tutti i gusti! Ma lo scopo non è certo quello di rimarcare divisioni ma semmai condividere differenti visioni e identità, perchè il gruppo non annulla il singolo, accoglie e integra la sua personalità valorizzandolo al massimo. 

L'opera si conclude con un piacevole monologo nel quale Roberto Faoro cerca di parlare con la testa e la pancia, delle prospettive del futuro tracciando un possibile orizzonte, inseguendo la realtà e il sogno convinto che testa e cuore devono viaggiare assieme, per una visione scientifica e poetica delle cose, che da un lato sia ben ancorata a terra, ma con la capacità di guardare al cielo, libera da ideologie precostituite e clichè. 

Sabato 16 gennaio 2021 - ore 16:00
Annegati di Terra. La Storia dei Fratelli Bisaglia.

Spettacolo scritto e interpretato da: Roberto Faoro.
Direzione artistica: Roberto Faoro, Anna Lisa Muscas e l'Associazione Culturale La Fontana Conta.

Annegati di Terra racconta un mistero inquietante e ancora poco sconosciuto: un intreccio di interessi politici, culturali e di scandali che non si conclude solo con la morte dei Fratelli Bisaglia in circostanze poco chiare, ma che miete vittime illustri anche all'interno dello stesso entourage dell'allora Ministro della Repubblica Antonio Bisaglia.

Roberto Faoro sul filone del teatro civile e di narrazione, ripercorre sul palcoscenico l'avventura e le vicende umane e politiche di Toni e Mauro Bisaglia, ma anche la storia italiana dagli anni Sessanta ai Novanta, un periodo torbido e inquietante ricco di vicende che rimarranno insolute, ecco questa storia realmente accaduta racconta proprio di una vicenda clamorosa ma stranamente dimenticata, perchè? 

 

 

Leggi tutto...
Sottoscrivi questo feed RSS