La comicità e il teatro d'inchiesta di Roberto Faoro in scena a Domegge di Cadore.

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Il teatro? E' una grande palestra delle emozioni! Un luogo dove le persone si incontrano, vivono assieme agli attori le vicende rappresentate, arricchendosi di pensiero e nell'anima.

E' con questo incipit che prende il via dal 17 settembre 2021 la terza edizione della Rassegna Tu chiamale se vuoi Emozioni, promossa dall'Associazione Culturale La Fontana Conta e dall'Associazione Culturale Teatro del Cuore, in collaborazione con il Comune di Domegge di Cadore, con la direzione artistica di Roberto Faoro, Anna Lisa Muscas e della Compagnia La Fontana Conta.

Lo stesso Faoro sarà presente a due appuntamenti di questa Rassegna, nata come occasione di promozione e condivisione della cultura teatrale, musicale e del cinema in Provincia di Belluno, ma soprattutto nel territorio cadorino, attraverso il coinvolgimento di professionisti del mondo dell'arte e dello spettacolo, che si svolgerà da settembre a dicembre 2021, nella Sala Teatro San Giorgio di Domegge di Cadore.

Gli appuntamenti della Rassegna con l'attore e regista Roberto Faoro.

SABATO 16 OTTOBRE - SALA TEATRO SAN GIORGIO ORE 20:45.
"SOGNO DI UNA FELICE EUROPA". Spettacolo già in tournèe europea dal 2019.

di e con Roberto Faoro. Musiche dal vivo di Piero Bolzan. Luci e audio: Valerio Scremin. Voce fuori campo: Andrea Cecchella. Scenografia e disegni: Gianluigi De Monego.

Al giorno d'oggi è sempre più complesso parlare dell'idea di Europa, di integrazione, di nazionalismo, di euroscetticismo o di europeismo, senza incorrere nel rischio di cadere nella retorica o, peggio ancora, nei più comuni pregiudizi e stereotipi. 

A cercare di portare maggiore chiarezza sul ruolo primario che riveste l'Unione Europea nella crescita e sviluppo economico e sociale del nostro Paese ci penserà l'attore, drammaturgo e regista Roberto Faoro, nel suo divertente ed intenso spettacolo "Sogno di una Felice Europa".

Senza voler insegnare nulla a nessuno, l'autore cercherà di far compiere agli spettatori una profonda analisi e riflessione personale sull'incerto e delicato futuro dell'Europa, raccontando tra profonde risate e momenti più drammatici le differenze che esistono tra Nazioni, senza mai tralasciare l'importanza dell'integrazione fra Popoli, lasciando ampio spazio all'ironia e all'autocritica.

L'intento dello spettacolo, che trae spunto ed ispirazione dai testi letterari "La cavalcata di Don Chisciotte" scritto dal filologo e autore svizzero Peter Von Matt e "Paradosso Europa" di Agnes Heller non è certo quello di rimarcare divisioni o contrasti, ma condividere differenti visioni e identità, nella ferma convinzione che la forza del gruppo non annulla il singolo, ma lo accoglie e lo integra valorizzandolo al massimo.

A chiudere il cerchio di considerazioni proposte dal monologo dell'attore, un finale davvero scoppiettante con un forte messaggio e invito all'azione, che in Spagna ha addirittura commosso alle lacrime le persone.

VENERDI' 17 DICEMBRE - SALA TEATRO SAN GIORGIO ORE 20:45
"ANNEGATI DI TERRA. LA STORIA DEI FRATELLI BISAGLIA".

di e con Roberto Faoro. Regia: Federico Bertozzi. Luci e audio: Valerio Scremin.
Menzione al Premio Internazionale Salvatore Quasimodo nell'anno 2019.

Una storia complicata, ricca di misteri e di situazioni inquietanti. Sono ancora molti gli enigmi e le domande senza risposta che colorano di giallo le morti di due fratelli, Antonio Bisaglia, noto esponente della Democrazia Cristiana tra il 1972 e il 1980, morto il 24 giugno 1984 a Santa Maria Ligure, e Don Mario il sacerdote trovato cadavere il 17 agosto 1992 nel lago di Centro Cadore in Provincia di Belluno.

Roberto Faoro sul filone del teatro civile e di narrazione, ripercorre l'avventura e le vicende umane e politiche di Toni e Mario Biaglia, ma anche la storia italiana dagli anni Sessanta ai Novanta, in un giro di rimandi e intrecci continui. 

Lo spettacolo si ispira al libro inchiesta "Gli Annegati" (1992 - Sperling & Kupfer) scritto dai giornalisti Carlo Brambilla e Daniele Vimercati

 

 

 

 

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Roberto Faoro: un poliedrico attore alla costante ricerca di nuove ispirazioni.

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Eclettico, creativo, estroso. Sono i tre aggettivi che definiscono ma non esauriscono la personalità dirompente di Roberto Faoro poliedrico attore, drammaturgo, regista e formatore conosciuto e apprezzato nel territorio delle Dolomiti Bellunesi, ma anche a livello nazionale. 

Un artista che nonostante il protrarsi della pandemia, non si è perso d'animo nel cercare di sfruttare questa "pausa piena", per dare vita a nuovi progetti e a riprenderne in mano altri, dedicandosi al contempo anche alla scrittura e lettura. Non potendo in questo momento portare in scena i suoi numerosi spettacoli come "Ho giocato a carte con l'assassino. Sergio Saviane e i delitti di Alleghe", "Annegati di Terra. La storia dei Fratelli Bisaglia", "Sogno di una Felice Europa", Faoro ha deciso di concentrare le sue energie sul fronte editoriale.

Recentemente, ha collaborato con Claudia De Mario alla stesura del docu - libro "Il paese che non c'è più. La storia di Vallesella", riportando alla luce una delle grandi storie bellunesi ancora poco conosciuta dalla gente, incentrata sulla devastazione di una piccola frazione del Comune di Domegge di Cadore, avvenuta nel 1950 a seguito della costruzione di una grande diga sul fiume Piave, per realizzare un serbatoio d'acqua da utilizzare per lo sviluppo dell'energia elettrica. Una decisione che presto si rivelò errata. Il lago sommerse case e ponti provocando fessurazioni e crolli, costringendo così gli abitanti ad abbandonare definitivamente le proprie abitazioni, provocando inevitabili danni all'economia locale dalla quale la maggior parte delle persone traeva beneficio. La pubblicazione contiene anche "Animo!", drammaturgia che l'attore feltrino ha ideato sempre al fianco della De Mario, tratta da questa pagina oscura della storia della Provincia di Belluno, paragonabile per certi versi alla nota tragedia del Vajont.

Proprio la presentazione del primo volume avvenuta lo scorso 17 ottobre, ha costituito l'evento di apertura della seconda edizione di "Tu chiamale se vuoi Emozioni" rassegna di teatro, musica e cultura presso la Sala Teatro San Giorgio di Domegge di Cadore, realizzata dal Comune in collaborazione con le Associazioni Culturali Teatro del Cuore e la Fontana Conta, programmazione che ha dovuto interrompersi il 24 ottobre. 

Lo stop all'attività di recitazione, ha permesso a Roberto Faoro di dedicarsi ad un'altra sua passione: la scrittura. Un primo testo ha riguardato proprio il ripercorrere le tappe più significative della sua vita abbastanza avventurosa, racchiuse in un'avvincente autobiografia, dove alcuni episodi particolarmente divertenti potrebbero dare l'ulteriore spunto per la messa in scena di uno spettacolo comico. 

Altro progetto editoriale di rilievo è quello nato dalla volontà di dare voce ai pensieri, alle riflessioni, paure ed emozioni vissute dai giovani ragazzi frequentanti i corsi di teatro estivi, vissute durante il periodo del primo lockdown. Racconti personali incentrati sull'improvviso e repentino cambio di vita della generazione dei Millennials, privati improvvisamente di ogni libertà a causa della comparsa di un virus invisibile, ma al tempo stesso molto potente. Pensieri che sono diventati materia per il saggio "Zoom: Racconto, Condivido, Rappresento" e la nascita di un libro di ben 96 pagine in procinto di stampa, dove sono riportate anche le immagini delle maschere raffiguranti il volto immaginario del virus realizzate durante il laboratorio teatrale. Un'importante occasione liberatoria dopo il periodo di quarantena in casa. 

Durante il periodo della pandemia in casa, Faoro non ha perso l'occasione per concentrarsi sulla lettura di diverse autobiografie tra cui quella del regista, sceneggiatore, attore, comico e scrittore Woody Allen, oltre all'approfondimento di altre opere letterarie come The Body di Stephen King, di cui pare abbia ricavato un copione teatrale per ragazzi.

Ma nella testa di Roberto Faoro ci sono ancora molti altri progetti e idee che gli frullano per la testa, pensate appositamente per continuare a promuovere la cultura teatrale in Provincia di Belluno, nella speranza di poterle sviluppare non appena le persone potranno ritornare a frequentare i teatri, in completa sicurezza. 

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La comicità e il teatro d'inchiesta di Roberto Faoro in scena alla Rassegna Tu chiamale se vuoi Emozioni.

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"Il teatro è una grande palestra delle emozioni: è il luogo dove le persone si incontrano, e vivono assieme agli attori le vicende rappresentate, arricchendosi di pensiero e nell'anima". E' con questo incipit che prende il via dal mese di ottobre la seconda edizione della Rassegna Tu chiamale se vuoi Emozioni promossa dall'Associazione Culturale La Fontana Conta e dall'Associazione Culturale Teatro del Cuore, in collaborazione con il Comune di Domegge di Cadore, con la direzione artistica di Roberto Faoro, Anna Lisa Muscas e della Compagnia La Fontana Conta. 

Lo stesso Faoro sarà presente a tre appuntamenti di questa Rassegna, nata come occasione di promozione e condivisione della cultura teatrale, musicale e della scrittura e del cinema in Provincia di Belluno, ma soprattutto nel territorio cadorino attraverso il coinvolgimento di scrittori, attori professionisti e artisti locali, che si svolgerà da ottobre a gennaio 2021 nella Sala Teatro San Giorgio di Domegge di Cadore. 

GLI APPUNTAMENTI DELLA RASSEGNA CON IL POLIEDRICO ATTORE E REGISTA ROBERTO FAORO.

Sabato 17 ottobre - ore 20:45
Presentazione del Docu - Libro "il paese che non c'è più". La storia di Vallesella.

Interventi di alcuni testimoni della vicenda e del giornalista e scrittore Giannandrea Mencini.
Intermezzi musicali di Andrea Da Corta. Moderatore: Roberto Faoro.

Lì dove un tempo sorgeva Vallesella, popolosa frazione del Comune di Domegge di Cadore, oggi restano solo poche case. Gli abitanti hanno dovuto andarsene. Al posto del paese sono sorti moderni impianti sportivi e aree verdi. Con i residenti è sparita anche un'intera storia che merita di essere raccontata. 

All'origine di questa vicenda, che inizia nel 1950 e si conclude solo alla fine degli anni Novanta, c'è la costruzione di una grande diga sul Fiume Piave per realizzare un serbatoio d'acqua da utilizzare per la produzione dell'energia elettrica. Questo lago artificiale presto sommerse case e ponti provocando fessurazioni e crolli, costringendo gli abitanti ad abbandonare le proprie dimore provocando ingenti danni all'economia locale dalla quale la maggior parte della gente traeva da vivere. 

Una delle grandi storie bellunesi, come il Vajont e i delitti di Alleghe, ancora storicamente poco conosciuta dalla gente, a cui Roberto Faoro cercherà di dare il giusto risalto moderando la presentazione del Docu - Libro "Il paese che non c'è più", la storia di Vallesella, che vedrà il susseguirsi di alcuni interventi di testimoni della vicenda, oltre alla presenza del giornalista e scrittore Giannandrea Mencini, nel 2013 premiato a Sorrento con una menzione speciale nell'ambito della terza edizione del Premio Nazionale di ecologia Verde Ambiente. 

Sabato 31 ottobre - ore 20:45
Sogno di una Felice Europa. Spettacolo già in tournèe europea dal 2019.

di e con Roberto Faoro. Musiche dal vivo di Piero Bolzan. Luci e audio: Valerio Scremin. 

In questo spettacolo si ride di noi stessi, dei nostri clichè, di come ci percepiscono gli altri e di come noi li vediamo. Ma si ride anche di un certo nazionalismo ed europeismo da esasperati. Insomma ce n'è per tutti i gusti! Ma lo scopo non è certo quello di rimarcare divisioni ma semmai condividere differenti visioni e identità, perchè il gruppo non annulla il singolo, accoglie e integra la sua personalità valorizzandolo al massimo. 

L'opera si conclude con un piacevole monologo nel quale Roberto Faoro cerca di parlare con la testa e la pancia, delle prospettive del futuro tracciando un possibile orizzonte, inseguendo la realtà e il sogno convinto che testa e cuore devono viaggiare assieme, per una visione scientifica e poetica delle cose, che da un lato sia ben ancorata a terra, ma con la capacità di guardare al cielo, libera da ideologie precostituite e clichè. 

Sabato 16 gennaio 2021 - ore 16:00
Annegati di Terra. La Storia dei Fratelli Bisaglia.

Spettacolo scritto e interpretato da: Roberto Faoro.
Direzione artistica: Roberto Faoro, Anna Lisa Muscas e l'Associazione Culturale La Fontana Conta.

Annegati di Terra racconta un mistero inquietante e ancora poco sconosciuto: un intreccio di interessi politici, culturali e di scandali che non si conclude solo con la morte dei Fratelli Bisaglia in circostanze poco chiare, ma che miete vittime illustri anche all'interno dello stesso entourage dell'allora Ministro della Repubblica Antonio Bisaglia.

Roberto Faoro sul filone del teatro civile e di narrazione, ripercorre sul palcoscenico l'avventura e le vicende umane e politiche di Toni e Mauro Bisaglia, ma anche la storia italiana dagli anni Sessanta ai Novanta, un periodo torbido e inquietante ricco di vicende che rimarranno insolute, ecco questa storia realmente accaduta racconta proprio di una vicenda clamorosa ma stranamente dimenticata, perchè? 

 

 

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La storia dei fratelli Bisaglia, vittime di trame ed intrighi politici.

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Una storia complicata, ricca di misteri e di situazioni inquietanti. Sono ancora molti gli enigmi e le domande senza risposta che colorano di giallo le morti dei due fratelli, Antonio Bisaglia, noto esponente della Democrazia Cristiana tra il 1972 e il 1980, morto il 24 giugno 1984 a Santa Maria Ligure, e don Mario il sacerdote trovato cadavere il 17 agosto 1992 nel Lago di Centro Cadore uno spicchio d'acqua artificiale situato in Cadore, tra gli abitanti di Pieve e Lozzo, in provincia di Belluno. Sino a poco tempo fa si associava la morte di queste due persone ad un destino infame e a volte crudele. Solo successivamente la Procura di Belluno, ha scoperto, dopo accurate analisi e rilievi eseguiti sul cadavere, che il prete non si è per nulla suicidato: in quelle acque ci finì già morto, forse soffocato.

Fu l'allora inquilino di Montecitorio Mario Borghezio, il primo a scuotere la testa davanti alla strana ricostruzione della vicenda. In un'interrogazione parlamentare, presentata in data 15 febbraio 1993 al Ministro di Grazia e Giustizia Giovanni Battista Conso, il deputato ed europarlamentare della Lega Nord collegò la tragica fine dell'ex Ministro Antonio Bisaglia, avvenuta nel lontano 1984, a quella del fratello dello stesso, Don Mario Bisaglia, annegato nel 1992. Secondo Borghezio le due morti rappresentavano un quanto mai singolare caso d'inchieste svolte con accuratezza, senso del dovere e approfondimento non tanto dai competenti organi giudiziari del tempo, ma bensì da coraggiosi e scaltri giornalisti intesi ad oltrepassare, con amore di verità e pura coscienza professionale, il muro del silenzio che si era inevitabilmente eretto attorno alla tragica scomparsa dei due fratelli Bisaglia.

LA RICOSTRUZIONE DEI FATTI.

Era una domenica di giugno del 1984 quando il capo dei dorotei, parlamentare dal 1963 al 1979, tre volte ministro, morì all'età di 55 anni durante una consueta gita in barca a vela al lago di Portofino, in compagnia della moglie Romilda Bollati spostata appena un anno prima. La ricostruzione fornita dagli investigatori attribuì la colpa dell'accaduto ad un'improvvisa onda anomala. Fu proprio lo stesso Borghezio il primo a non crederci: numerosi indizi e particolari, quali ad esempio il singolare ritrovamento della bandiera dello yacht Rosalu di proprietà della moglie, e il numero effettivo di passeggeri che si trovavano effettivamente a bordo (mai chiarito), facevano intendere che il giallo di questa morte accidentale somigliasse piuttosto alla fine di Calvi che ad un normale incidente nautico. Questo spinse il parlamentare del Carroccio ad interrogarsi a lungo sul fatto che lo stesso magistrato inquirente sulla morte del senatore Bisaglia, il dottor Marcello D'Andrea, ammise di non aver ritenuto opportuno disporre un sopralluogo il giorno stesso del tragico fatto. Sulla morte del noto senatore non si diede pace nemmeno Don Mario Bisaglia, trovato cadavere nel Lago di Cadore. Il suo corpo restò in acqua per almeno due giorni. Nelle tasche dei pantaloni e sotto la maglietta del prete furono rinvenute delle pietre, dei sassi e perfino un foglietto contenente degli appunti. Nei calzini erano invece arrotolate 850 mila lire. Nel 2003 il Pubblico Ministero Raffaele Massaro riaprì l'indagine su questo misterioso suicidio. Dopo aver disposto la riesumazione della salma, si scoprì che nei suoi polmoni non c'era alcuna traccia delle tipiche alghe cadorine: insomma Don Mario non sarebbe morto per annegamento, ma piuttosto per soffocamento. Il suo corpo pare sia stato recuperato in fretta da un aereo militare italiano e la salma seppellita in cimitero senza nemmeno essere stata sottoposta ad autopsia. Per gli inquirenti il verdetto fu suicidio. Quello su cui si è certi è che il religioso aveva fin dall'inizio manifestato forti dubbi e perplessità sulla presunta morte del fratello Toni specie dopo che, tra la fine del 1991 e l'inizio del 1992, aveva espressamente raccontato di aver appreso da alcuni fedeli nel segreto della confessione, particolari estremamente importanti sulla sua scomparsa. Notizie ed informazioni che lo avevano profondamente turbato, tanto da voler cambiare radicalmente il proprio stile di vita. Don Mario comunque non si perse d'animo e mise subito al corrente alcuni suoi amici e conoscenti su quanto aveva scoperto sulla morte del fratello.

Su queste nuove basi il magistrato ritenne del tutto improbabile che Antonio Bisaglia si volle suicidare, lasciando aperta l'unica ipotesi alternativa a quella dell'incidente. A sostegno di questa tesi vennero acquisite anche diverse testimonianze: in particolare gli inquirenti posero particolare attenzione a quella di un amico del sacerdote al quale Don Mario aveva confidato, proprio il giorno prima della scomparsa, che l'indomani avrebbe avuto un incontro con alcune persone al quale teneva particolarmente, tanto da far spostare la celebrazione della messa del mattino alla Casa di Cura Città di Rovigo, pur di giungere in perfetto orario nel luogo dell'appuntamento.

Ma in tutta questa misteriosa e surreale vicenda spicca un'altra storia inquietante. Il suicidio di Gino Mazzolaio, l'ex cassiere di spicco della DC polesana, finito in carcere il 16 marzo 1993 nell'ambito dell'inchiesta condotta dal PM veneziano Carlo Nordio sugli appalti della Sanità Veneta, per la quale erano già state emesse 27 ordinanze di custodia cautelare e decine di avvisi di garanzia. Il corpo di Mazzolaio, scomparso il 23 aprile 1993, venne ritrovato una settimana dopo nelle acque dell'Adige, all'altezza di Anguillara Veneta un comune della provincia di Padova, conosciuto alle cronache per essere il paese originario della famiglia del presidente brasiliano Jair Bolsonero. 

Questo ennesimo caso di morte sospetta spinse il Procuratore della Repubblica Fabio Saracini a farsi consegnare dai colleghi di Chiavari il fascicolo relativo alla morte del senatore ed ex ministro democristiano Toni Bisaglia. Dopo un'attenta analisi e lettura degli atti, l'ipotesi del suicidio apparve sempre meno probabile. Inoltre il PM sostenne che Don Mario non aveva nessun motivo valido per porre fine alla sua vita: tant'è che aveva già programmato delle visite e degli impegni per i giorni successivi. Le ipotesi che potevano rimanere in piedi erano la disgrazia oppure l'omicidio. Pur riuscendo ad allungare l'inchiesta anche ad altre persone e coinvolgendo più città italiane, il 21 marzo 1997 le meticolose indagini avviate dalla magistratura di Belluno sulla morte di Don Mario Bisaglia si conclusero con l'archiviazione, decisa dal GIP Antonella Coniglio su richiesta del Procuratore Mario Fabbri, che sostituì saracini morto un anno prima.

Ma a dare una significativa svolta a questa oscura vicenda di cronaca nera ci pensò nel luglio 2003 un esposto in cui un cittadino, direttamente interessato ad un particolare della vicenda, fornì elementi che spinsero il PM Raffaele Massaro a riaprire l'indagine effettuando un nuovo esame autoptico sulla salma del sacerdote. La consulenza affidata a due diversi anatomopatologi, confermò che il decesso del prete non sarebbe avvenuto per annegamento, ma bensì per una forma di soffocamento provocata senza atti violenti. A conferma di questo l'assenza di diatomee nel fegato, nel midollo e, soprattutto, nei polmoni della vittima. Ma c'è di più: secondo gli investigatori l'omicidio di Mario Bisaglia poteva essere strettamente legato alla tragica fine del fratello. A far supportare quest'idea pare che il prete si stesse recando in Cadore per consegnare ad alcuni giornalisti documenti importanti che riguardavano la morte del fratello. Tuttavia non fu mai possibile risalire agli esecutori materiali o mandanti del delitto e, per tanto, nel 2007 l'inchiesta venne definitivamente archiviata. 

A riportare a galla questa storia assai complicata, ricca di misteri e di situazioni inquietanti, non poteva che essere il poliedrico attore e regista Roberto Faoro, nello spettacolo teatrale "Annegati di Terra. La storia dei fratelli Bisaglia", portato in scena per la prima volta il 18 ottobre 2014 al Teatro Comunale di Belluno in sinergia con la Città di Feltre e la Provincia di Belluno e coprodotto con TIB Teatro e l'Associazione Teatro del Cuore di Feltre e Belluno. 

Annegati di Terra racconta un'altro mistero inquietante e poco conosciuto della storia italiana: un intreccio di interessi politici, culturali e di numerosi scandali che non si conclude solo con la morte dei due fratelli Bisaglia, ma che miete vittime anche nello stesso entourage del potente ministro. Un valido esempio di teatro civile che si ispira al libro inchiesta "Gli Annegati" (1992 - Sperling & Kupfer) scritto a quattro mani dai giornalisti Carlo Brambilla e Daniele Vimercati. La storia dei Fratelli Bisaglia è stata anche divulgata attraverso un film realizzato da Faoro con il supporto del regista Federico Bertozzi, vincitore del premio Flaiano 2002 e Opera Estate nel 2004, che ha partecipato anche come attore alla grande stagione del teatro di narrazione collaborando con Gabriele Vacis, Mario Baliani e Laura Curino. Il testo di cui è autore Roberto Faoro lo scorso anno ha ricevuto la menzione speciale nella sezione Teatro al Premio Internazionale Salvatore Quasimodo.  

 

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Premi e riconoscimenti

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Una carriera sempre in salita! Il poliedrico artista e regista feltrino Roberto Faoro in breve tempo, ha fatto incetta di prestigiosi premi e riconoscimenti ufficiali che hanno contribuito a certificare il suo talento poetico, drammaturgico e teatrale. Certamente il più inaspettato è stato quello al Concorso di Poesia Habere Artem, promosso dal poeta - editore Giuseppe Aletti e da Francesco Gazzè, autore di molti testi delle canzoni del noto cantautore e bassista italiano Max Gazzè. Faoro ha sottoposto alla giuria esaminatrice due componimenti più recenti e uno risalente al 1982; proprio quest'ultimo, dal titolo Davanti al Fuoco, gli è valso l'ammissione alla finale del Concorso Internazionale di Poesia, che si terrà a Roma nel mese di marzo 2020.

Oltre ad aver riscoperto la propria vena artistica e poetica e ad aver vinto la reticenza a partecipare ai concorsi, il poliedrico artista ha avuto altresì conferma della sua capacità drammaturgica. Al Premio Internazionale Salvadore Quasimodo, Roberto Faoro, ha ricevuto, nella sezione teatro, una menzione speciale per il monologo Annegati di Terra - La storia dei Fratelli Bisaglia, che sul filone del teatro civile e di narrazione, ripercorre l'avventura e le vicende umane e politiche di Toni e Mario Bisaglia, ma anche la storia italiana dagli anni sessanta ai novanta, in un continuo gioco di intrecci e rimandi.

Anche il monologo Ho giocato a carte con l'assassino. Sergio Saviane e i delitti di Alleghe, ha riscosso un notevole apprezzamento al Roma Finge Festival, dove la giuria tramite una lettera, ne ha comprovato l'alta qualità di quest'opera teatrale, segnandola tra le meritevoli e inserendola in una rosa di ripescabili. Una risposta più che positiva che lo stesso Faoro ha preso come riconoscimento del valore del suo lavoro e del continuo aggiornamento professionale, che in passato era piaciuto a critici come il giornalista per Il Manifesto, Radio3, web e televisione Gianfranco Capitta e il Professore Universitario Roberto Canziani, riuscendo a catturare l'interesse e l'attenzione anche dei produttori di Zelig Circus, che gli hanno permesso di esibirsi in occasione della selezione degli attori da mandare in prima serata e in tv.

A chiudere il cerchio dei tanti premi, traguardi e riconoscimenti ottenuti nella lunga carriera di questo attore, drammaturgo e regista italiano, anche l'ammissione ad un Corso per Operatori Teatrali indetto dalla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi, che offre in Italia percorsi di formazione per tutte le principali figure professionali nel campo del teatro, dell'intrattenimento e dello spettacolo dal vivo. 

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Annegati di Terra - La storia dei Fratelli Bisaglia

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Di e con: Roberto Faoro.
Regia: Federico Bertozzi.

Dopo il successo di “Ho Giocato a carte con l’Assassino”, dedicato agli atroci e incredibili delitti di Alleghe, Roberto Faoro torna ad indagare su un altro mistero della storia italiana con uno spettacolo interamente dedicato ai Fratelli Toni e Don Mario Bisaglia. Il primo noto esponente della Democrazia Cristiana tra il 1972 e il 1980, fu anche tre volte Ministro della Repubblica Italiana nei governi Moro, Andreotti, Cossiga e Forlani.

Annegati di Terra è uno spettacolo che racconta un mistero inquietante e ancora poco conosciuto: un intreccio di interessi politici, culturali e di scandali che non si conclude solo con la morte dei Fratelli Bisaglia, ma che miete molte vittime anche all’interno dello stesso entourage del Ministro.
Roberto Faoro sul filone del teatro civile e di narrazione, ripercorre l’avventura e le vicende umane e politiche di Toni e Mario Bisaglia, ma anche la storia italiana degli anni sessanta ai novanta in un gioco di rimandi e intrecci continui.

Lo spettacolo è una coproduzione Associazione Culturale Teatro del Cuore e TIB Teatro Residenza Teatrale, realizzato con il patrocinio del Comune di Belluno in sinergia con la Città di Feltre, la Provincia di Belluno.
Lo spettacolo si ispira anche al libro inchiesta: “Gli Annegati” (1992 – Sperling & Kupfer) dei giornalisti Carlo Brambilla e Daniele Vimercati.

Roberto Faoro - Annegati di Terra. La Storia dei Fratelli Bisaglia. 

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Biografia

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Esperienza, professionalità e passione per il mondo dell'arte e della recitazione sono le tre parole chiave che fanno di Roberto Faoro un poliedrico attore, drammaturgo, regista e formatore molto conosciuto e apprezzato nel territorio delle Dolomiti Bellunesi, ma anche a livello nazionale.

Anima e motore dell'Associazione Culturale Teatro del Cuore, ha contribuito a promuovere e diffondere la cultura teatrale in Provincia di Belluno, ideando e realizzando numerose rassegne, laboratori, corsi e spettacoli teatrali che hanno riscosso negli anni un notevole successo di pubblico e critica, portando alla ribalta delle cronache nazionali la storia e i successi di questo attore e regista italiano.

Nato a Feltre il 14 settembre 1964, si laurea nel 1998 in Storia del Teatro presso l'Università Cà Foscari di Venezia, con una tesi su Paolo Rossi e la scena comica con il Professor P. Puppa, che lo definì: "un attore mai volgare unisce l'inquietudine della ricerca ad una profonda conoscenza delle proprie radici antropologiche", paragonandolo al Dario Fo giovane, dichiarando di essere il più importante attore in lingua dialettale vivente.

Nel pieno degli studi universitari, tra gli anni '87 e '89 frequenta un gruppo di teatro di strada; una straordinaria esperienza durante la quale gira l'Italia Centro Settentrionale in treno, recitando un canovaccio incentrato sul tema dell'AIDS. Fu proprio grazie a questo sketch che Faoro imparò l'arte dell'improvvisazione e ad usare correttamente la voce in scena, incontrando durante questa esperienza di teatro itinerante molti personaggi famosi tra cui Giorgio Gaber a Vicenza, Mariangela Melato a Cesena, Paolo Conte a Firenze, Bagget Bozzo a Milano, Sandra Milo e Edoardo Bennato a Parma.

Una volta maturato il desiderio di approfondire il mondo della recitazione, della dizione e dell'arte scenica, frequenta diversi laboratori e stage in Italia conoscendo registi e formatori di spicco, tra cui nel 1998 alla Scuola di Teatro Ulysses di Padova Nin Scolari, allievo di Grotowski, con il quale lavora sulla propria identità, allestendo tre spettacoli.

Negli anni seguenti partecipa a numerosi Festival della Comicità a Torino, Milano, Catania e Cagliari, aggiudicandosi il primo premio come attore comico a Marostica. Supera anche i provini di Zelig e si esibisce a Milano nel celebre locale in Viale Monza.

Il suo percorso formativo prosegue negli anni 2006 - 2007 come allievo e attore presso la Scuola Regionale Teatro Continuo di Padova gestita sempre da Nin Scolari, dove segue principalmente il metodo Grotowski delle azioni fisiche, portando in scena lo spettacolo teatrale "Ho Giocato a Carte con l'Assassino - Sergio Saviane e i Delitti di Alleghe" diretto dal regista Francesco Bortolini, ottenendo prestigiose recensioni e segnalazioni come attore sulla stampa nazionale.

Nel 2011 in collaborazione con Telebelluno e in sinergia con l'Associazione Teatro del Cuore di Feltre e Belluno, Roberto Faoro pone in essere la versione di questo spettacolo, presentato alla Fiera Internazionale del Libro di Torino per tramite della Regione Veneto, ottenendo ancora una volta visibilità su quotidiani come La Repubblica, L'Espresso, Il Manifesto, L'Avanti, Hystrio, Il Corriere del Veneto, Il Resto del Carlino, oltre che sulla stampa locale.

Dal 2008 al 2012 ricopre il ruolo di Direttore Artistico organizzando numerose rassegne e spettacoli teatrali in Provincia di Belluno, collaborando con la scrittrice napoletana Vania Russo al testo del copione "L'Incendio di Feltre. Tragedia del Possesso", inerente la distruzione della città medioevale avvenuta nel 1510, per mano dell'esercito imperiale asburgico di Massimiliano, curandone anche la regia.

L'anno 2014 segna il debutto al Teatro Comunale di Belluno di "Annegati di Terra. La Storia dei fratelli Bisaglia", spettacolo ideato da Roberto Faoro coprodotto in sinergia con l'Associazione Teatro del Cuore e TIB Teatro Residenza Teatrale e, nel 2015, dalla consolidata rassegna di teatro comico, satira e cabaret "Sena Ridens", patrocinata del celebre vignettista e giornalista italiano Vincenzo Gallo, detto Vincino, amico e collaborando di Vauro.

Nel 2018 il drammaturgo e regista feltrino viene selezionato a livello nazionale per il progetto I Love Actors promosso dell'Agenzia Avangard di Milano, sulle piccole realtà nazionali che promuovono la cultura teatrale con competenza e passione.

Proprio lo scorso anno è iniziata per l'attore una tournèe europea che ha attraversato Spagna, Inghilterra, Germania, Polonia, Belgio e Italia, per concludersi quest'anno a Bruxells con il monologo "Sogno di una felice Europa" scritto dallo stesso Faoro, con musiche di Piero Bolzan e luci e audio di Valerio Scremin.

Roberto Faoro - Perchè ho deciso di insegnare teatro.

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